giovedì 28 ottobre 2010

La felicità si trasmette come un virus

L’altro giorno mi trovavo a New York e ho preso un taxi con un amico. Quando siamo scesi, il mio amico ha detto all’autista: ‘grazie della corsa, lei ha guidato benissimo’.” Il tassista è rimasto sbalordito per un secondo.

Poi ha domandato: “lei è un sapientone o qualcosa del genere?”. “No caro signore, e non la sto prendendo in giro. Ammiro il modo in cui lei rimane calmo nel traffico intenso”. “Già” ha commentato il tassista, ed è ripartito.

“Che cosa significa” ho domandato. “Sto cercando di riportare amore a New York” mi ha risposto “ritengo che sia l’unica cosa che possa salvare la città”. “Come può un uomo solo salvare New York?” “Non si tratta di un uomo solo. Credo di aver cambiato la giornata a quel tassista. Supponiamo che faccia 20 corse.

Sarà gentile con quei 20 clienti perché qualcuno è stato gentile con lui. I clienti a loro volta saranno più gentili verso i loro impiegati o negozianti o camerieri o perfino verso le loro famiglie. Alla fine la buona volontà potrebbe diffondersi almeno fra mille persone.

Non è male vero?”. “Ma ti stai affidando al fatto che quel tassista diffonda la tua buona volontà tra gli altri?”. “Non mi sto affidando a questo” replica il mio amico “mi rendo conto che il sistema non è infallibile, così oggi potrei trattare con dieci persone. Se su dieci posso renderne felici tre, alla fine posso influenzare indirettamente l’atteggiamento di altre 3000 persone”.

“Sembra buono sulla carta” ho ammesso “ma non sono sicuro che funzioni in pratica”. “Se non funziona non si perde niente. Non ho perso il mio tempo nel dire che quell’uomo stava lavorando bene. Non gli ho dato una mancia maggiore né minore. Se ho parlato a un sordo che vuol dire? Domani ci sarà un altro tassista che posso cercare di rendere felice”.

“Sei fuori di testa” ho concluso. “Questo dimostra quanto tu sia diventato cinico. Io ho condotto uno studio sull’argomento. La cosa che sembra mancare, oltre al denaro naturalmente, ai nostri impiegati postali, è che nessuno dice a chi lavora per le poste come lavora bene”.

“Ma non lavorano bene”. “Non lavorano bene perché sentono che a nessuno importa se lavorano bene o no. Perché qualcuno non dovrebbe rivolgere loro una parola gentile?”. Camminando siamo giunti ad un edificio in costruzione, dove cinque operai stavano pranzando. Il mio amico si è fermato. “È un lavoro difficile quello che state facendo. Deve essere difficile e pericoloso”.

Gli operai lo hanno guardato con sospetto. “Quando finirà?”. “Giugno” ha brontolato un uomo. “Ah, è davvero impressionante. Dovete esserne tutti orgogliosi”. Ce ne siamo andati. Gli ho detto: “Non vedo uno come te dai tempi di Don Chisciotte”.

“Quando quegli operai avranno digerito le mie parole, si sentiranno meglio. In qualche modo la città trarrà beneficio dalla loro felicità”. “Ma non puoi far questo tutto da solo!” ho protestato “sei un uomo solo”. “La cosa più importante è non scoraggiarsi. Far tornare la gentilezza nella gente della città non è un compito facile, ma se posso arruolare altre persone nella mia campagna …”. “Hai appena strizzato l’occhio ad una donna piuttosto brutta” lo avverto. “Sì, lo so,” mi risponde “e se è un’insegnante, la sua classe avrà una giornata fantastica!”.

Buona giornata!!!

 

 

tratta da “Brodo caldo per l’anima” ; editore Armenia; autori Canfield e Hansen.

Apture

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